L’antica città di Baia, luogo di lusso e di ozio. Oggi sommersa dal mare
Una gita in barca fino a Pozzuoli, piccole
escursioni in carrozza, allegre scampagnate
nella regione più meravigliosa del mondo.
Sotto il cielo più puro, il terreno più infido.
Ruderi di un’opulenza inimmaginabile,
viziosi, esecrabili.
Goethe, Viaggio in Italia
Ad occidente di Napoli si estende la regione dei Campi Flegrei (dal greco flegraios = ardente) di cui fa parte anche Baia che fu la città più sontuosa, più ricca e più lussuriosa dell’impero romano. Né St. Tropez, né Palm Beach o Beverly Hills hanno mai raggiunto tanto potere e tanta gloria quanto l’antica Baia. Il filosofo Seneca le attribuisce certe bellezze naturali, ma scrive anche che a Baia si concede moltissimo alla dissolutezza e che il luogo è un ricettacolo di vizi dove si possono contare le donne adultere che passano in barca.
Cesare, Nerone, Cicerone, Marco Aurelio, Virgilio, Seneca, Caligola, Agrippina e altri hanno vissuto almeno parzialmente a Baia o nella zona dei Campi Flegrei. Possedere una villa qui, era una questione di prestigio, un dovere mondano. Il golfo di Pozzuoli era la meta di tutta l’alta società dell’impero romano.
Baia trasse il nome da Baios, compagno di Ulisse, che sarebbe stato sepolto sul litorale. Prima che l’aristocrazia romana scoprisse il luogo nel I sec. a.C., Baia era una borgata di pescatori. Il bradisismo (dal greco brady = lentamente; seismos = scossa), un fenomeno vulcanico, ha collocato la città sorta attorno al lago vulcanico Baianus Lacus – comunicante con il mare tramite un canale – con le sue ville, terme, peschiere, strade e i suoi porti sui fondali del golfo di Pozzuoli. Si stima che fosse durato cinque secoli finché l’intera Baia restò avviluppata in una fitta coltre di oscurità e di silenzio in fondo al mare. Nei Campi Flegrei – e in particolare attorno a Pozzuoli – il suolo oscilla costantemente. Questi lentissimi abbassamenti e innalzamenti generano solfatare e fumarole e per la popolazione comportano una vita con continui terremoti, frane e crolli di edifici.
Mappa della città sommersa. Clicca per ingrandirla.
Nel 1956, Raimondo Bucher – Ufficiale Pilota da Caccia e due volte campione del mondo di immersione in apnea – scoprì un’intera città collocata sui fondali del golfo di Pozzuoli. In un’intervista disse: “Dopo la guerra, era il 1956, uscivo in pattuglia acrobatica sul mare partendo dall’aeroporto di Capodichino.Dall’alto, in una giornata di straordinaria limpidezza del cielo e del mare, mi apparvero forme sottomarine simmetriche e regolari. Mi incuriosii e, intuendo che si doveva trattare di resti sommersi, scattai dal cielo delle fotografie, che ancora oggi, per la loro limpidezza, restano ineguagliate. Dopo lo sviluppo, la sorpresa: appariva inequivocabilmente la forma di mura, strade, costruzioni, che non potevano che essere antiche.Volli subito fare una verifica e mi immersi nelle acque del golfo di Pozzuoli. Era incredibile: a poca profondità e dove transitavano ed ormeggiavano imbarcazioni di ogni genere, apparivano mosaici di indescrivibile bellezza, strutture di abitazioni, strade, imponenti colonne.”
La scoperta, spiegò Bucher, fu importantissima anche per il Papa: “L’avvenimento ebbe risonanza in tutto il mondo ed in particolare in Vaticano, con l’interessamento personale del Papa, perché nelle Sacre Scritture si parla dello sbarco di San Paolo a Pozzuoli attraverso un canale e l’arrivo in una darsena, chiaramente visibili nelle mie fotografie aeree”.
Negli ultimi cinque decenni i tesori sommersi furono purtroppo vittima dell’archeologia abusiva e soprattutto delle ancore pesanti delle navi che ormeggiavano nel porto. Così è stata distrutta una parte delle colonne, dei muri e dei mosaici. I resti tuttavia sono ancora interessantissimi e unici per l’intero Mediterraneo. Per la conservazione dei beni culturali è ora stato istituito il Parco Archeologico Flegreo di 80 000 m², gestito dal Consorzio Baia Sommersa. Le immersioni possono essere effettuate solo con una guida del Consorzio o di un Diving. I non sub possono scoprire e ammirare la città romana ingoiata dal mare con la motonave “Cymba” che dispone di un fondo trasparente. Partenze dal porto di Baia: 15 marzo – 2 novembre; ore 12:00/16:00 (sabato), ore 10:30/12:00/16:00 (domenica e giorni festivi)
Immersioni nel parco archeologico di Baia Sommersa
Città sommersa (-5 m)
Sito archeologico di straordinario interesse scoperto nel 1956 dal comandante Raimondo Bucher. Sono visibili i resti dell’antica città romana di Baia, sprofondata anticamente in mare a causa del bradisismo e definita da molti la “Pompei subacquea”. Mosaici, colonnati e perimetri di edifici rendono suggestiva questa meravigliosa immersione.
Villa dei Pisoni (-6 m)
Rappresenta il primo nucleo del Parco Archeologico di Baia Sommersa. Si tratta di un percorso sagolato ed illustrato che si snoda fra i resti di una antica villa patrizia dell’epoca imperiale romana appartenuta alla famiglia dei Pisoni e successivamente confiscata da Nerone. Oltre ai resti dei colonnati e dei corridoi che circondavano un grande giardino, sono visibili una fontana ed una piscina termale, di grandi dimensioni, perfettamente conservate e divenute oggi sede di una colonia stanziale di corvine.
Villa a Protiro (-6 m)
Situata all’interno del Parco Archeologico di Baia Sommersa, come la precedente, si avvale anch’essa di un percorso sagolato. I marmi, i resti di affreschi e uno stupendo mosaico perfettamente conservato, accompagnano il visitatore lungo tutto il percorso che mena anche a resti di antiche botteghe ed impianti termali con condutture tutt’ora efficienti. Colonne marmoree e resti di anfore e manufatti sono visibili in gran numero.
Secca Fumosa (-13 m)
Visibili i resti della barriera frangiflutti dell’antico Portus Julius. In tale zona è ben evidente il fenomeno delle “fumarole”, colonne di bolle gassose di origine vulcanica che si sprigionano dal fondale. Presenti anche sorgenti di acqua calda ed una ricca fauna.